Cosa sono i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione

I disturbi dell’alimentazione possono iniziare con quello che potrebbe apparire un normale “mettersi a dieta”. Le pazienti che soffrono di AN diminuiscono progressivamente la quantità di cibo assunto nel tentativo di soddisfare un “implacabile” desiderio di essere più magre (obiettivo che non raggiungeranno mai indipendentemente dalla perdita di peso). Il desiderio iniziale di perdere peso per essere più magre viene tuttavia presto sostituito da pensieri bizzarri relativi all’essere indegne del cibo, dal bisogno di punirsi tramite un incessante esercizio fisico e dal bisogno di essere più magre e di mangiare meno di qualsiasi altra persona. Divenire emaciate diventa l’ultimo obiettivo, piuttosto che essere un mezzo per essere più felici; la paziente anoressica si sente disgustata e colpevole se asseconda la sua fame e mangia
Anche nella BN solitamente l’inizio è caratterizzato da una dieta, e solo successivamente compaiono le abbuffate e le condotte compensatorie finalizzate all’eliminazione del cibo assunto.
L’AN presenta un tasso di mortalità molto elevato che la fa considerare uno dei disturbi psicologici maggiormente letali. Oltre ai pericoli derivanti dalle complicazioni dovute alla malnutrizione, nell’AN c’è anche un elevato rischio di suicidio. I comportamenti di eliminazione sono poi particolarmente pericolosi in queste pazienti denutrite, molto di più di quanto non lo siano per la bulimica che mantiene il suo peso entro un range normale.
La letteratura che esamina il corso dei disturbi dell’alimentazione suggerisce che diversi tipi di disturbo hanno decorsi diversi, e che tra questi l’AN è quella che presenta un tasso di mortalità maggiore e per la quale è più difficile ottenere una remissione dei sintomi. La BN sembra, almeno in parte, meno refrattaria dell’AN, ma comunque più difficile da affrontare di NAS e BED, che possono andare incontro a fasi di remissione spontanea. Le pazienti che si sottopongono a un trattamento hanno maggiori possibilità di guarire rispetto a coloro che non lo fanno, anche se questo dato potrebbe riflettere solo la maggiore motivazione al cambiamento che possiede chi ricerca una cura.